Cannabis e Covid

Cannabis e Covid: premesse

Negli ultimi anni la nostra vita è stata sconvolta dalla pandemia causata dal Covid-19. Tutti i media hanno parlato, in maniera quasi ininterrotta, di tutto quello che il Covid può portare come conseguenze e noi abbiamo imparato che questo terribile flagello ha delle conseguenze, in molti casi, nefaste sull’uomo.

Ebbene se leggessimo che la cannabis può bloccare il Covid, che cosa penseremmo?

Forse la metà di noi giudicherebbe questa notizia come una fake news visto che un rimedio davvero efficace contro questo virus ancora non esiste. Dobbiamo crederci, invece, perché lo dice la grande quantità di studi condotti che confermano la capacità della cannabis di bloccare il Covid.

Cannabis e Covid

I primi a condurre uno studio sulle capacità della cannabis nel bloccare il Covid sono stati gli americani. Lo studio condotto dalle Università di Chicago e Louisville, pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances, ha portato alla scoperta che il cannabidiolo, che come abbiamo visto in diversi articoli presenti sul nostro blog, è il composto chimico che si trova nelle foglie di cannabis, ha un potere bloccante della replicazione di SARS-CoV-2 nelle cellule umane.

Lo studio americano

Il team di 33 ricercatori ha sondato 1.212 pazienti statunitensi che assumevano CBD orale, rilevando test Covid positivi a tassi molto inferiori rispetto ai gruppi di controllo con background medico simile che non hanno assunto CBD. Le notizie sono particolarmente positive perché del virus temiamo molto le possibili varianti che fanno mutare il virus rendendolo sempre potenzialmente pericoloso proprio perché mutante. Ebbene lo studio americano, condotto su tre varianti di Covid, ha portato alla conclusione che il CBD ha il potenziale per prevenire le infezioni, come le infezioni rivoluzionarie, che potrebbero essere una delle applicazioni più utili.

Confronto tra cannabinoidi e farmaci usati per bloccare il Covid

Nel confronto tra i farmaci standard come lopinavir, remdesivir e la clorochina e cannabinoidi è emerso che THC e CBD “sono stati osservati come molecole antivirali più potenti contro SARS-CoV-2 rispetto ai farmaci di riferimento lopinavir, clorochina e remdesivir”.

Quello portato a termine dai ricercatori coreani non è il primo studio che va in questa direzione. Altri scienziati hanno indagato le proprietà della cannabis, nel tentativo di stabilirne l’efficacia nel trattamento dei pazienti affetti da Sars-CoV-2. Nella maggior parte dei casi si è arrivati alla conclusione della possibilità di un contributo da parte della cannabis terapeutica nella gestione dei sintomi, anche gravi del coronavirus, come la sindrome da distress respiratorio acuto.

Il risvolto della medaglia: gli effetti negativi

E’ giusto ricordare che l’inalazione del fumo di cannabis, così come il fumo di tabacco, può avere effetti negativi sul sistema respiratorio. Di conseguenza, l’abitudine al fumo “potrebbe a sua volta aumentare la suscettibilità al contagio e determinare un aggravamento del quadro clinico di questa malattia”.

Uno studio condotto da ricercatori brasiliani ha messo in evidenza i rischi fisici e psichici connessi al consumo di cannabis durante la pandemia di Covid-19. Le conclusioni sono interessanti: “I consumatori di marijuana – scrivono nel loro articolo – possono essere più vulnerabili al contagio e corrono un rischio maggiore di peggioramento delle condizioni cliniche legate all’infezione da covid-19. Questo può essere spiegato sia attraverso l’azione della sostanza psicoattiva sul sistema nervoso centrale e sul sistema immunitario, oltre che per i metodi utilizzati solitamente per assumere la sostanza”.

Mentre i rischi dell’inalazione della cannabis, così come quelli legati al fumo, sono ormi noti, gli esiti dei numerosi test sulla efficacia dei cannabinoidi per il contrasto al Covid sono incoraggianti e benché debbano ulteriormente e costantemente essere aggiornati, si aggiungono a tutti gli altri benefici che la canapa racchiude in sé.

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